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venerdì 27 novembre 2009

Storie di briganti Rioneresi "Angela Maria Consiglio"



Angela Maria Consiglio, figlia di Marco e di Grazia Caputo,nacque a Rionero in Vulture nel 1834.
Contadina analfabeta, si era sposata molto giovane con un bracciante rionerese, certo Francesco Tardugno di Saverio, alias Bomba.
Condusse un vita misera lavorando presso la masseria di Don Biagio Lo Vaglio, proprietario terriero rionerese.
A pochi mesi dalla proclamazione del Regno d'Italia, delusa e amareggiata come tutti i contadini e pastori del tempo, in quanto aveva sperato nell'assegnazione di terre e/o pascoli, si unì con il marito alla banda del suo amico di infanzia Crocco.
La Consiglio, che fu, la prima donna lucana a sciegliere di diventare brigantessa, partecipò agli assalti e saccheggi di Ginestra, Ripacandida, Venosa e Ruvo del Monte, oltre a tutte le vicende criminose commessi dlla banda di Crocco.
Fu catturata alla fine del 1864 nelle vicinanze della casa paterna mentre cercava viveri.
Portata nelle carceri di Potenza fu condannata nel 1865 dal Tribunale Militare di Guerra a 20 anni di lavori forzati ridotti, nel 1868, a 15 anni.
Tratto da Ritratti di Brigantesse di Maurizio Restivo

mercoledì 25 novembre 2009

Come eravamo


Alcune foto della tratta ferroviaria Rionero Potenza.
Purtroppo la qualità dell'immagine non ottima.
Nell'ordine da sinistra:
Galleria presso la Stazione di Pietragalla;
Stazione di Potenza Superiore;
Stazione di Rionero Atella Ripacandida;
Galleria prima della Stazione di Avigliano

lunedì 23 novembre 2009

O'sci s'ingègn la fierròvia

O'sci, osci iè priscezza;
ca s'ingègn la firràta;
o'osci ie fest', iè grannezza
nun pi tutt'!...Iè passiata
pi la prìma, prìma vòta;
vì la gente ca s'arròta!...
Tutti vòlono nghianà
pi virer e curiosà...
Fòra, fòra, scauzittòne,
sùl' pi te nun c'è vaggone!...
Ri bannèr a tre culùri
fann' la lonn' a l'aria aperta;
ri carrozz' a tiratùri
cì che nserta, vi che nserta!...
Io ra 'nterra uard' e aspett'...
senza manc' nu sicarett!...
Tutti pòtino nghianà
pi virer e curiosà...
E tu fòra, scauzittòne!
Alò, alò. Mo sni vàai!
Cummu fùsci,fùm, fùm,fùm e 'scama!
Sòpa da nun ngi so uàai;
oh Maronna, cumm' 'scama!
Fi!...Bu!...Tirlongh!..Tirling!...
Ta,ta,ta! Tirlongh!Tirlingh!...
Tutti, quìrii stanno dà
pi vier e curiosà...
Io so sùl e puviriedd'
cummi iè Ciammaruchiedd!...
Uh! mo nun si vère chiù...
Patratern', cum iè scappàto!
Ma 'nta n'ora o poco chiù
lu papòn sarrà turnàto.
Tutti quìrii pann' grirann'
viva, viva 'nquann 'nquann'.
Statti rent' a la Stazione
scauzzittòne, scauzzittòne!
Quann' si facìa la stràta
m' abbuscàv na cusaredd';
mo ca èia tirminàta
mamma mia iè puviredd',
e chiù tàta, e chiù tàta!...
Cummi bel l'avìm' ngarrata!
Io vurrìa pur nghianà
pi virèr e curiosà...
Fòra, fora, scauzittòne!....
Sùlo, sùlo, sul' a me
tocc'ra sta sott' sempe;
ma nquarcùn ngi pens' a me
nquarche vòta, si nun sempe?
Io lu crèro, io lu crèro,
ngì àv pinsàt a Riunero!
Via, via, ti qua chè ffài?
ca mo l'hai lu baccalàj...
Sùl pi vùi so scauzittòne,
sùl pi vùi; avìt ragiòn!



di Vincenzo Maria Granata
in occasione della inaugurazione della tratta ferroviaria Foggia Rionero 1892

sabato 21 novembre 2009

La Mala Sorte

Rionero in Vulture non è un paese come tutti gli altri. O meglio, è o non è. Esso si estende su due collinne ai piedi del Vulture, "Il Calvaro" e la " Costa" ed è limitato da tre stade larghe sei, sette metri, dove più dove meno.
Una, a levante, staccandosi dalla nazionale Appulo-Lucana scende livemente e poi mena alla stazione ferroviaria. Al suo punto estremo, presso la Sierra di San Francesco, svolta a sinistra e conduce a Ripacandida. All'altezza della caso di Rocco Curto diventa tratturove si spinge nei campi.
Un'altra declina in paese sulla destra, solca a ponente "il Calvario" e rotola verso Atella.
Nei pressi della fontana del "Posto di Atella", si diparte una via laterale a sinistra e questa, che è la terza, congiunge l'estremità meridionale della seconda con la Sierra di San Francesco, ma prima si è impennata dritta dritta. Così le tre arterie formano, ad occhio e croce, un grande triangolo irregolare nella cui area tira a campare e muore una popolazione di circa 15.00 abitanti.
Quasi nel mezzo, la via Umberto I che, dal vertice Nord sbiscia dinanzi al Circolo Artigiani, si stringe fino a divetare larga non più di due metri vicino a Carminuccio di Tracco, prosegue, dopo qualche curva, fino al Caffè di Camillo Corona, fino alla selleria di mastro Filiberto Piedilato e precipita alla Fontana del "Posto di Atella".
A valle delle due colline del Calvario e della Costa, la Piazza Grande. Verso ponente, vigila sul paese la Croce di Cristo innalzata sulla cima più alta del Vulture.......
.....Nelle campagne non c'è un palmo di terra che non sia coltivato così che tanti vigneti, tanti oliveti, tanti terreni seminativi riempiono l'occhio dell'osservatore. Il quale, se non conosce le vere condizioni della popolazione dice: Sia benedetto Iddio! ecco il regno di Bengodi!
Se poi guarda bene in volto la gente e se capire i pensieri degli uomini rapendoli dal bianco degli occhi, esclamerà:
Questo è il regno della mala sorte!
Ed a Rionero riconoscerà la capitale.
Però a Rionero in Vulture c'è aria fina: questo è indubitabile.
Tratto da LA MALA SORTE di Vincenzo Buccino 1963

venerdì 20 novembre 2009

Storie di Rionero

30 Aprile 1848 i contadini di Rionero Assaltano l'abitazione di don Francesco Giannattasio che non vuole recarsi con loro ad occupare la Montagna del Vulture
Archivio di Stato Potenza Atti e processi di valore storico


Fatto del processo

Nel mese di Aprile ultimo, frequenti e numerosi assembramenti di popolani, già soliti da qualche tempo di riunirsi a suon di tamburo, armati di vari armi e di rustici strumenti, a comprometter la tranquillità di questo, comune, tendevano a sovvertire l'ordine pubblico, minacciando la vita de' cittadini ed invadendo l'altrui proprietà e precisamente nel giorno 30 detto mese, la casa di un proprietario per nome don Francesco Giannattasio fu assalita e manomessa da una moltitudine di contadini, taluni de' quali si impadronirono di acluni armi trovate ivi nelle mani di persone che vi erano a custodia e vi commisero altri danni e violenze. Si procedeva, quindi, alla istruzione delle pruove a carico de' principali e più coscienti autori di siffatti attentati; dal che risultava quanto segue:
Pruova Generica:
Dietro sopra luogo si è rilevato che la casa di don Francesco Giannattasio presenta trenta colpi di scure vibranti su portone con frazionamento del legname di cui è composto ed undici lastre delle finestre rotte dall'urto di pietre ed altri proietti lanciativi, il tutto col danno di D. 5,25.
Analoga perizia dichiara il valore di uno schioppo e di una pistola trovata presso due imputati, Gerardo Di Lucchio ed Andrea Viglioglia, ascende a ducati sei e grana 60 in totale ( ducati 3,60 e ducati 3 lo schioppo ).
Vi è la regolare ricognizione di ambo tali soggetti, che...dalla madre del danneggiato, il quale è assente.
Pruova Semplice:
Nicola Giordano era uno de' principali autori di disordini, incitando la plebe a commetter atti arbitrari, a commetter... invader quella proprietà che quella di desiderassero, non che minacciava la strage, ove si volesse opporre resistenza alle sfrenatezze che andava suscitando.
Egli non si ristava dal divulgar lo assurdo che la costituzione, dichiarando tutti gli uomini uguali, dia ai poveri diritto di toglier ciò abbisognassero ai ricchi. Ad eccitar poi mali umori tra la classe de' contadini e quella dè galantuomini era solito bandire di non doversi pagare alcuna sorte di dazio e precisamente quello che interessava lui direttamente come pizzicagnolo, poichè, diceva, il re avevalo abolito ed intanto i galantuomini si appropriavano di quel poveretto ( seguono le accuse contro gli altri rioneresi )

Tratto da RIONERO di Francesco Luigi Pietrafesa

martedì 17 novembre 2009

Storie

"Nel Circondario di Melfi, Provincia di Basilicata, è posto il mio Paese detto Rionero in Vulture, desso è fabbricato sul pendio di una collina a levante della montagna detta Monticchio, ed il suo tenimento è coperto di vigne, oliveti, ortaglie, castagneti, campi, boschi e pascoli di meravigliosa vegetazione. Secondo alcuno la sua popolazione è di 12.000 abitanti fra i quali travasi il vero tipo dei Lucani, di cui fa menzione Telemaco. A mezzogiorno di questo bel paese, distaccato a pochi metri dal corpo del paese stesso, si trovano una ventina di case ad un sol piano collocate al pendio di una ripa che si eleva all'altezza varia tra in 25 e 50 metri. Ognuna di queste casarelle era abitata da una famiglia di poveri pastori e coltivatori di campagna, i quali colla fatica tenevano lontano la miseria e la fame. Non mancava però fra quella gente il calzolaio, spia segreta della polizia borbonica, lo scalpellino, quale decurione, la comare pettegola il sarto ed il maestro di scuola per chi poteva pagarlo. In fra tutte le sopradette famiglie su per giù vi erano un 200 abitanti; aggiungi ai cristiani un trecento animali fra pecore, capre, buoi, porci e somari, che fanno parte comune coi poveri, ed avrai la cifra di cinquecento esseri animati, tutti abitatori di quei affumicati tuguri.
Eppure colà si trovavano vecchi gloriosi mutilati e veterani di Napoleone, crivellati di ferite prese in Spagna, Prussia, in Austria, o contro i Cosacchi del Don; colà si trovavano uomini che avevano sostenuto le turpitudini Borboniche, Repubblicane, Murattiane, Bonapartiste, e che so io quanti altri malanni......Quei vecchi nelle lunghe serate di Inverno si raccontavano le meravigliose storie della burrascosa loro vita, le battaglie vinte, gli atti di valore compiuti, il sangue che scorreva a torrenti pei campi di battaglia seminati di morti e feriti, e ciò temprava gli animi nostri ed istinti bellicosi e guerreschi.
In una di quelle case di cui ora vi ho parlato, la prima Domenica di Giugno dell'anno 1830 nacqui io da Francesco Crocco Donatelli e da Maria Gera di Santomauro"

dal bagno penale di Santo Stefano 1889
Carmine Donatelli Crocco
Come divenni Brigante

Come eravamo


Il campo di tiro a volo a Rionero Rione San Francesco fine anni '60

lunedì 16 novembre 2009

Monte Vulture


Filippo Palma, Veduta del lato orientale del Vulture, presa dalla Contrada detta il Calvario fuori Rionero 1851.

"Lungi dal presentare nel suo insieme la forma quasi conica e caratteristica dè monti vulcanici, risultando esso da varie colline più o meno alte, ed addossate l'una sull'altra a modo di denti di una sega, prende nel complesso la forma di un irregolare elissoide col maggior diametro diretto dal Sud al Nord, ove sonno le due più alte vette, distinte da quei naturali coi nomi di Pizzuto di Melfi, e Pizzuto di San Michele, e le intermedie con quei punta di Orlando, Li Ficozzi, le Neviere".

Tratto da G.M.Paci, relazione dè tremuoti di Basilicata del 1851.

sabato 14 novembre 2009

Nèv' ch'

Marònn che t' fac'
chè faglioch' l r' nèv stammatìn
pò ie vutàt a pul'vìn.
R' lev'n, men mal
am fatt la pruvvìst'
na nev accussì
nun l'àm mai vist.
R'fùc r'àma app'cciàt
ma la lùc' s' ie lu'àt.
N'dò la càs ie na cumèddij
tutt vòl n lu pòst a la f'nèstr
chi n'nand e chi grèt r' cr'iam
pùr la àtt ca sc'cam.
Marònn cùmm nèv' ch
la patron vai r' frètt
ha fatt' già r' lag'n
mo vol fa la z'lbbrett.
Oscj n's vai 'ndò n'sciùn
s' staj n'do la casa
nama mangià
lagane e fasùl 'ndò la spàs.
Idd pòt n'vcà
nui p'sciam e
n'sciam a curcà.

Poesia di Nicola Sperduto
Tratto da Sapori...per non dimenticare. Di Rosanna Volonnino Sperduto

Foto di Nicola Sperduto



venerdì 13 novembre 2009

RIONERESI NEL MONDO

Girando nel web ho potuto conoscere e contattare una persona di origini rioneresi.
Si chiama Tony D'Agostino, abita a Memphis, Tennessee.
E' di origini rioneresi in quanto suo bisnonno emigrò negli USA nel lontano 1886.
Egli si chiamava Pasquale D'Agostino e viveva a Rionero vicino la Chiesa Madre.
Nella foto in allegato, inviatami gentilmente da Tony e scattata nel 1897 possiamo vedere i nostri compaesani:
Pasquale, Rosa Gaudiosi (la moglie di Pasquale nata a San Fele), Raffaele (il fratello di Pasquale), Canio (il figlio di Pasquale), Anna e Maria Faustina (le figlie di Pasquale);



Nella foto a colori possiamo vedere Tony e la sua moglie Tammi sul ponte di Brooklyn.
Hanno una figlia Wendy e un figlio Aaron, un cane Ottone, e tre gatti Scoot, Tito, e Snoop.
Tony ha 50 anni e lavora presso una società di computer come programmatore.




Ha pubblicato su internet alcune pagine dedicate a Rionero, questi sono i link:
members.tripod.com/~toncxjo/rioneroinvulture.html
members.tripod.com/toncxjo/rionerese.html

ringrazio Tony D'Agostino per le foto.


giovedì 12 novembre 2009

Monticchio


"L'intero panorama, isolato da ogni distanza, rende la romantica quiete di San Michele e il suo lago, perfetto. Molti paesani arrivano e campeggiano sotto gli alberi di noce, formando una fiera, secondo l'abituale consuetudine italiana delle loro Feste; i costumi locali non erano molto appariscenti, ma l'effetto generale dello scenario, che da ogni parte si rifletteva chiaramente nel lago, era così perfettamente bello come mai prima io avevo visto"


Edward Lear, San Michele di Monte Volture, 1852

lunedì 9 novembre 2009

Tracce di Rionero

Strada da Venosa a Potenza

Gli itinerari non fanno menzione di un'altra strada che da Venosa , o dalle due adiacenze menava a Potenza, ma della sua esistenza ci assicura un marmo che si conservava nel castello di Lagopesole, al cui epigrafe è del tenore seguente:
IM.COES-
AVREL.VALER.
MAX: NTIVS. P.FL.
INVICTUS.AVG.
PONTIF.MAX.TRIB.
POTESTATE. VI.VIAM
HERCVLIAM. AD .PRI
STINAM.FACIEM
RESTITVIT
dalla riportata iscrizione si rileva che esistesse un ramo di pubblica strada in quei luoghi e che prendesse il nome di Erculia,forse perchè o costruito o restaurato da Massimiano Erculeo, compagno nell' impero Domiziano. Questa strada doveva partire da Venosa e penetrare nella Lucania pè vicini monti, oppure distaccarsi dall'Appia al luogo detto la Rendina, Ad Arundinem, ed indirizzarsi a Potenza,correndo per le campagne degli odierni comuni di Rapolla, di Barile, di Rionero, di Atella e di Avigliano. Comunque siasi, l'indicata epigrafe non ci lascia dubitare dell'esistenza di una strada tra Venosa e Potenza rifatta da l'imperatore Massenzio, e diversa dall'altra anche detta Erculia, che ammiravasi nel seno di Baja. Essa attraversava luoghi ragguardevoli dell'antichità quali pur sono quelli, che percorsi oggi dì dalla consolare, che da Valva conduce alle pianure di Lavello, giacciono alle falde orientali e meridionali del rinomato Vulture, di cui Orazio cantò:
ME FABULOSAE VULTURE IN APPULO
ALTRICIS EXTRA LIMEN APULIAE.
Ma gli antichi scrittori non avendoci tramandato le memorie delle città che potevano sorgere in quelle contrade, debbo limitarmi ad accennarne i pochi superstiti.
AVANZI TRA BARILE E RIPACANDIDA
...Tra Barile e Ginestra, nel luogo detto Ponticelli, maestosi avanzi si veggono di un antico ponte romano sulle rive della così detta Fiumara di Ripacandida...
AVANZI DI RIONERO
Sul colle detto Serro di S. Francesco ad oriente di Rionero, ed a piccola distanza da quel comune, si osservano avanzi di antiche fabbriche e non scarsi rottami. Quivi si sono scoperti idoli, medaglie d'oro e di argento ed altre anticaglie di importanza, senza che si conosca a quale antica città possano riferirsi. Si veggono ancora sulla loggia del monastero dè Cappuccini messo sulla sommità del Vulture alcuni antichi bassorilievi, una testa di serpente di bronzo ed un marmo con mutila iscrizione latina, ma s'ignora come e donde siano stati colà trasportati.
TRATTO DA:LA CORONA DI CRITONIO DI ANDREA LOMBARDI 1848

sabato 7 novembre 2009

Terremoto del 14 Agosto 1851 Articolo tratto dal Lear

Dall' " Athenaeum Journal"


Napoli 27 Agosto 1851
Le notizie sul terribile terremoto di Melfi del 14 u.s. raggiungono Napoli con molta lentezza, Ciascun bollettino reca notizia di un'accresciuta quantità di danni, e di un aumentato numero di vittime umane, assime ai partciloari di una catrastofe senza precedenti nella penisola italiana. Ho incontrato molte persone di Melfi, e dai loro racconti mi sforzerò di darvi un'idea di questa immane tragedia.
La mattina del 14 Agosto era molto afosa;l'atmosfera era plumbea. E' stato notato che un insolito silenzio caratterizzava il mondo animale. Il ronzio degli insetti era cessato, i volatili erano muti; non un soffio d' aria muoveva l'arida vegetazione. Alle due e mezza, circa, la città di Melfi dondolò per circa sei secondi e quasi tutti gli edifici crollarono......Un'altra piccola città, Barile, è letteralmente scomparsa; dalla viscere della terra è emerso un lago dalle acque calde e salate... Procedo a raccontarvi alcune esperianze dirette di persone che sono arrivate a Napoli dalla scena del disastro.." Stavo viaggiando - dice uno - ad un miglio da Melfi, quando vidi tre carri tirati da buoi. In un attimo, i due più distanti precipitarono nelle viscere della terra:dal terzo vidi scendere un uomo ed un ragazzo che si precipitarono in un vigneto che costeggiava la strada. Poco dopo, nemmeno tre secondi, anche il terzo carro venne inghiottito"....Un altro testimonedice: " Melfi e il territorio circostante sono uno scenario tristissimo: case distrutte o parzialmente in piedi, il terreno squarciato qui e là da profonde crepe, in cui è possibile scorgere attività vulcanica; gente che erra stupefatta; uomini in cerca tra le rovine, donne che piangono, bambini in cerca dei loro genitori, e qualche disgraziato che porta via pezzi di mobilio. Le autorità non si trovano in nessuna parte." Un terzo afferma. Sono di Melfi, e mi trovavo vicino al monastero al momento del terremoto. Un contadino mi aveva appena detto che l'acqua del pozzo era bollente; pochi minuti dopo vidi cadevere il monastero. caddi a terra e non vidi più niente. credevo di aver avuto un colpo."

Da una lettera del sig. Vittorio Manassei
Napoli 27 Marzo 1852
....A Rionero, il palazzo del signor Catena è ridotto solo al primo piano, ma nessuno della famiglia è rimasto ucciso. Le perdite umane in città sono circa 100.
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Viaggio in Basilicata di Edward Lear (1847)


27 Settembre 1847
.........Dopo un altro miglio, siamo arrivati a Rionero, grande e popolosa città, a notevole altezza sulla base del Vulture, che la sovrasta come il il Vesuvio di Pompei. Se gli splendori provinciali di casa Rapolla ci avvevano sorpreso, cosa dovremmo dire del ricco palazzo di don Pasqualuccio Catena, al quale ci aveva indirizzati il signo Manassei. Abbiamo trovato il nostro nuovo ospite ad attenderci assieme al figlio Pirro, I saloni, la anticamere, ed un'intera serie di stanze fatte preparare espressamente per noi, non hanno niente da invidiare ai migliori palazzi della capitale.
Subito dopo il pranzo ('unica nota negativa del quale è stata la presenza di una grande scimmia della Barberia, che non ha mai smesso di strillare e strattonare convulsamente la catena), io e P. abbiamo fatto una passeggiata di un'ora nei dintorni di questa città in fiorente sviluppo.. Invano, però, vi abbiamo cercato qualche soggetto da disegnare; Rionero non è bella da guardare. Ci siamo recati,qundi, con la famiglia di Pasqualuccio, a far visita a Don Tomms'Antonio, fratello del nostro ospite, la cui casa è ancor più sontuosa della prima, Ci sono, difatti, lunghi corridoi e grandi stanze arredate con sofà disposti a cerchio, e risplendenti di tutta la novità e magnificenza dei parati blu e oro, dei piedistalli, dei busti, delle cornici e degli specchi. All'estremità di questa serie di stanze c'è un altro ambiente, di ancora più grande eccelso splendore, in cui troneggia un maestoso pianoforte al centro della scena. La padrona di casa ha suonato e cantato, con incredibile vigore, ben quindici canzoni; il marito, invece, ha eseguito tre lunghi duetti. Ma, nel contempo, era calata la notte, ed era ora di andare. E poichè era cominciato a piovere, i padroni di casa ci hanno fatto prepararare la carrozza ed i cavalli, con i quali siamo stati riportati a casa di Don Pasqualuccio, a sole due strade più in là. Tali finezze quasi metropolitane di Rionero, fiorente città di commercianti e possidenti, che si va rapidamente sviluppando come centro commerciale per la produzione e la lavorazione della seta, e di altri articoli di lusso.

giovedì 5 novembre 2009

Curiosità



Nella foto accanto si possono vedere i resti di un aereoporto.

Infatti, il cancello di questa cantina in via Matteotti a Rionero, non sono altro che i resti di una pista di atterraggio di un aereoporto della seconda guerra mondiale, costruito dagli americani a Venosa in c/da Pantanelle.

Alla fine della guerra, l'aereoporto fu smantellato e qualche concittadino rionerese ne approfittò per portare a Rionero parte della pista utilizzandola nel modo più appropriato.

Altri resti della pista si possono trovare anche nei pressi dell'ospedale, sempre a Rionero.

Ringrazio Antonio Grieco e Carmine Barisiello per la consulenza storica.

mercoledì 4 novembre 2009

Lo sapevate che...?





A Rionero esisteva un piccolo teatro detto il San Carlino.

Il San Carlino nacque in un fabbricato appartenente a Nicola Rosario Corona fu Pasquale, non distante dal proprio palazzo, al n. 37 in Largo Purgatorio di fronte alla Chiesa dei Morti. Lo stabile confinava con case degli eredi di Francesco Catena e dello stesso Corona al n. 39, soprapposto al trappeto di sua stessa proprietà. Il locale registrato come teatro al catasto fondiario fu in seguito, 23 Febbraio 1901, acquistato da Francesco Alamprese da Ginestra per 1540 lire che lo vendette nel 1910 a Giovanni Musio di Vincenzo per la somma di 2000 lire.


Tratto da IL TEATRO A RIONERO MASCHERE E TRADIZIONI di Mauro Corona

lunedì 2 novembre 2009

Arniur busciard e stririuso

Arniur, vì, ti caccia nu nicnon/ e va ti l'acchia a Crist'eleison!/ Arniur iè funtana ri buscie/ ri trastule assai e malandrinarie/ ri striri e ri vindette vile assai/ ri guai sop' a guai! ti ardino, vi,ri ccanne e i casazz'/ ti tagliano ri vviti ei mustazz'/i mustazz', voglio ri i grandinii/ cu la fauce a pere a pre, e i paprinii/ Ti sceppino ri cipodd' ndo lu giardino / ti scettino ri vvuotti ri lu vino/ o ti impostano, uè, senza russore/ chiù vile traditore/ ...Ah nu tocco/tann'r'avarria piglià a tutti quanti/ femine e uomini, chiù agli intriganti/ a quiri mariuoli ri la chiazza/...Tirrore! Ch'aggio ritt'..E pi la razza?

Rionero, bugiardo e a dispetto

Rionero, vedi, ti caccia una calunnia/e vattela a prendere con Cristo eleison!/ Rionero è una fontana di bugie/ di tanti intrighi e di malandrinerie/ di stridi e di vendette assai vili/ di guai sopra guai sopra guai!/ Ti bruciano, vedi, canneti e covoni/ ti tagliano le viti e i ..mustacchi/i mustacchi, voglio dire, i granoni/ con la falce ad uno ad uno, e i peperoni/ ti sradicano cipolle da giardino/ ti rovesciano botti di vino/ o ti imboscano, attenti, senza rossore/ più vili di ogni vile traditore/...Ah, un colpo/ allora dovrebbe prenderli tutti quanti/ femmine e uomini, e di più gli intriganti/ quei mariuoli della piazza/ Dio Mio! Che ho detto...!E se così, dove va a finire la razza?

di Vincenzo Maria Granata anno 1900
Tratto da Rionero storie sparse e disperse di Nino Calice

domenica 1 novembre 2009

Storie di Rionero

......Raccomando, per questo nostro paese senza tradizioni, e perciò senza costumi e senza libertà, raccomando che Giovanni, su quei suoi quadretti nitidi, continui la paziente raccolta delle schegge della lingua albanese, lui che annota tutte le cose del mondo con accuratezza da notaio, tentando di fissarne solidità e grazie, labilità e incertezze, con sguardi avidi in preda al rimorso e per allontanare la sporcizia e il disordine della morte. Lui, in quella farmacia di piazza che è un viavai di malati, pastori, bambini da vaccinare, ma anche di sfaccendati attratti dalle spire di spezie, droghe, oppiati, vernici, tabacco. La lingua degli albanesi ora è diventata parte della nostra lingua; parte sommersa ma resistente come il ferro della "chisistra" o gli anelli della "camastra"; fiera come il caprone "zimarro"; raccolta come lo sbocchio delle "zizze" o la quiete d'angolo di un "zinno"; folle come le raffiche di nuvole di lucciole "calacalascie";sazia come un beccafico "fucetola"; cupa come il "cuclo" della focaccia schiacciata, veritiera come un "accinicato" con gli occhi da albagia o come il rumoroso e disprezzato "tuzzolare" di nocche sbattute su porte sbarrate, larga come la "racana" stesa ad asciugare e a ventilare granaglie....
........Nomino mio erede universale Pasquale; i cui ozi ho sentito sempre dolorosi, nelle sue giornate di riscossioni, escussioni, sanzioni, amministrazioni. A lui lascio i vigneti del Serro, di Pian dell'Altare, i seminativi di Pallettieri, i pascoli della Bufata e di Bucito, la taverna di posta della via nuova, la cantine di vico Santuomunno, gli orti della Fiumara, case e botteghe di Rionero.......Sia rimessa puntualmente a Benedetto la rendita annua della morra di pecore delle Forche fino a compimento dei suoi studi a Parigi......Voglio che, al tempo delle maschere e dei suoni - e dei malvestiti! - sia macellato e ripartito ai poveri, ogni tanto, il più grande dei porci, dinanzi alla Chiesa di Sant' Antonio Abate, nelle cui grotte, di nostra proprietà, abbiano le nostre più grandi porcilaie.

Ciriaco dei Granata, Dicembre 1764, nella casa avita di Rione dei Morti.

D.S. Che sia estinto, alla scadenza del 1766, il debito da me contratto per le ristrettezze di quest'anno, di tremila ducati al nove per cento, con la famiglia Fortunato.
In quella notte di luna, hanno visto passeggiare insonne nell'immenso parco di casa, don Cherubino, come gravato di colpe e di debiti indicibili e irredimibili. La mia famiglia non deve gravare la famiglia Fortunato di altre pene, oltre quelle che già ha per la cupidigia di farsi padrone di tutto.

tratto da : Rionero Storie sparse e disperse di Nino Calice