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domenica 23 maggio 2010

La Maronn' r' La Vrarj'


La Madonna della Laudata

A pochi chilometri da Rionero, sulla strada che porta alla stazione di Forenza, si trova la Cappella della Madonna della Laudata, in dialetto rionerese “La Maronn’ r’ la Vrarj”.

Come ogni anno, negli ultimi giorni di Maggio, la Madonna viene venerata, viene celebrata la Santa Messa e, all'esterno della chiesetta si vendono le noccioline.

Una volta, in quei giorni, da Rionero partiva il pellegrinaggio verso la Chiesetta. Si formava una lunga fila di pellegrini che a piedi, attraversando le zone di Funtana Matroppl’, U’ Lag’ ru ‘ Pisc’, costeggiando anche la Pret’ ru’ u Pisc’, arrivava al piccolo Santuario per venerare la Madonnina.

Ma prima di entrare, era( ed è) consuetudine fare tre giri intorno la Chiesetta in senso antiorario e far suonare ad ogni passaggio la piccola campanella posta sull’ingresso della Cappella.

Dopodiché si può entrare nella chiesetta e pregare, pochi per volta in quanto la chiesetta è molto piccola.

Molta gente portava con se anche una piccola colazione da gustare ( dopo aver pregato ) all’ombra del Grande Albero della Madonna…Albero misterioso che, a quanto pare e secondo alcune leggende, non vuole che nessuno salga su di esso per potarlo.

Altrettanto misteriosi sono i “capelli” della Madonna, ( fili di erba di colore bianco) che crescono solo nel periodo di venerazione della Vergine sopra la collinetta antistante la Cappella. Infatti, i pellegrini al loro ritorno, si fermano a raccogliere i “capelli” per portarli nelle loro case in segno di buon auspicio.

venerdì 14 maggio 2010

R’ pan e u’ Forn’




Fino a qualche tempo fa, parlo anche fine anni ‘80’, erano molti i rioneresi che usavano ancora fare il pane in casa, o meglio, impastare il pane in casa e poi portarlo al forno per la cottura.
Uno dei forni famosi a Rionero era il forno di Sabella in via Luigi Cadorna (vicino la stazione ferroviaria)

Il procedimento era un po’ lungo e laborioso.

La rionerese iniziava dalla sera prima il procedimento per impastare il pane.

‘Ndò ù ‘mbastapan cerniv’ la farina, faceva un mucchietto alto, poi con le mani lo allargava e ci metteva i 'catapan’ cotti e tritati miscelati con acqua calda.

poi vi aggiungeva ù cr’scent’ (lievito) e iniziava ad impastare. Impastava con le mani..anzi con i pugni…in casa si sentiva quel cick, ciock che i pugni procuravano al contatto con la pasta.

Dopo l’impasto, copriva la pasta con coperte in modo da tenerla calda durante la lievitazione.

La mattina dopo di buon ora, dopo la lievitazione, si sc’canava...si tagliava la pasta e si preparavano le panelle, e la pasta per fare i 'cucoli' oppure i 'cucculecchj frett’. Da parte si cuocevano i pomodori per condire i 'cucoli.

Su ogni panella si faceva un croce con il coltello e si metteva il segno per riconoscere il pane dopo la cottura. I segni erano: una noce o le iniziali del nome

Fatto questo e ricoperti per bene le panelle si partiva per il forno..Ricordo che dal rione San Francesco, le donne caricavano il tutto su un cariola.

Arrivate al forno, mettevano le panelle sulle tavole e nell’attesa che arrivasse la fornaia, (la quale già di buon mattino aveva acceso il forno) si stendeva la pasta per i cucoli.

Poi un attimo di pausa in attesa che la signora furnara arrivasse per ' imburnare' prima i 'cucoli e poi le panelle.

domenica 2 maggio 2010

I Ciao 'Nè.

Chi erano e chi sono i Ciao 'Nè???...
Parliamo di chi erano: (oggi le cose sono un pò cambiate)
I Ciao 'Nè erano gli emigranti e figli di emigranti, rioneresi, che durante le ferie di Agosto ritornavano per un mese nella loro città Natale.
Infatti, come un miracolo, nei primi giorni di Agosto nelle strade e nei vicoli di Rionero si potevano notare delle nuove auto targate nella maggior parte Va, Mi, To... ogni tanto qualche targa Ts o Fi.
Molte erano le auto con lo stemma posteriore ovale con le sigle F, D o CH. Macchine nuove, lucide, pulite e ben messe, tipiche erano le auto con i cuscini foderati sui sedili o, pupazetti o cagnolini che muoveano le testoline ad ogni movimento. Magari erano anche auto di ultima generazione appena uscite dalla catena di montaggio di Mirafiori. Insomma, il nostro concittadino emigrante tornava al paese d' origine per trascorrere almeno un mese con genitori, amici e parenti. Dopo alcuni giorni dal loro arrivo, iniziava la piccola processione per andare a trovare i parenti, sempre nel primo pomeriggio e con la calura estiva. Accompagnati da un gentore, dalle mogli e dai figli, questi ultimi sempre con l'aria scocciata.
Portavano con loro ondate di novità...raccontavano delle città in cui vivevano, dei servizi che esse offrivano, dei grandi supermercati, dei grandi negozi di abbigliamento ( mostravano sempre l'ultimo acquisto fatto in quei negozi), dei tram, della metropolitana, del traffico, delle scuole, delle università...mah... e noi con la bocca aperta ascoltavamo tutto questo. Colpiva molto il loro linguaggio, parlavano un italiano dialettizzato, (o dialetto italianizzato) ad esempio:
Siamo andati al negozio e abbiamo Accattato un vestito; oppure: quando costano qua le Pumbrore? e i Catapani? ( vero Zio 'Chilino?).

Parlavano molto delle fabbriche, della grande Fabbrica Fiat. Ma non entravano mai nel dettaglio del loro lavoro, alla domanda: ma tu... che faj 'ndò la fabbrc' ? La risposta era molto evasiva. Di rado raccontavano della catena di montaggio e dei turni di lavoro.
Forse ( almeno credo ) sotto sotto pensavano: stacit' meglj vui qua...

Ma tutto sommato, il loro arrivo era una grande festa ma con la fine di Agosto come d'incanto, quelle auto e quei figli di Rionero svanivano nel nulla. Ritornavano nella grandi città, nelle grandi fabbriche, però portavano sempre con loro un pacco preparato dai loro genitori con dentro, fagioli, peperoni secchi, formaggio pecorino, salsiccia, origano, aglio, cipolle, salsa, vino, uova...e anche un bidone di olio di oliva.
Tutto questo i grandi supermercati non potevano offrirlo...non potevano offrire i SAPORI RIONERESI.