Napoli, 25 luglio 1930
...E l'altra notte, al tocco e 10 in punto, martorizzato
dalla prostatite, guardavo all'orologio sulla colonnetta; quand'ecco la scossa.
Nessun timore; tanto da poter contare, quarantadue,
non uno di più né uno di meno, i secondi di essa scossa durati. E invece del timore, il ricordo, precisissimo del gran terremoto
di Melfi, che percosse il Vulture durante la mia infanzia. Sissignore, era il 14
agosto 1851, io nato il 14 settembre del 1848. Mio padre, in quel tempo, assente
da Rionero, perché a' bagni di Napoli. Ed io, l'altra notte, ho riveduto la giovane
mia madre, atterrita negli occhi, levatomi in braccio dalla culla e correndo' giù
nell'atrio, prima. nel giardino, poi, mentre la facciata della chiesa
parrocchiale cadeva ...... In cambio, temei del patrio Vulture e della deserta casa
paterna di Rionero. Per due giorni, silenzio di morte. Poi, poco prima del
mezzodì ... Quale meraviglia, se la deserta casa paterna è Iesionata, e la
preziosa, proprio tale, raccolta mia di statuine di bronzo de' discepoli, morti
già tutti, del Morelli, sbalestrata dalle colonnine e da' mobili a terra, è a
mezzo distrutta?
Lettera di G. Fortunato a G. Ansaldo terremoto del 1930
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