Tonno Spiganera quando non beveva era il più buon uomo del mondo; in caso
contrario, si conservava innocuo tra gli amici, ma tendeva a tornare quanto
prima a casa appena si sentisse maturo, cioè pieno fino alla gola.
Ritornato in seno alla famiglia, a qualunque ora ,
imponeva alla moglie e ai nove figli, grandi e piccoli, di alzarsi.
Senza vestirsi, dovevano accodarsi a luii e dovevano
ordinarsi a formare il treno: lui la macchina, Ziè Puccia, la moglie, il
bagagliaio e i figli, i carri. Fino a che non gli si fosse snebbiata la testa
in rivolta…
… Ziè Puccia, rassegnata e benevola , persuadeva i
figli assonnati: tutti, maschi e femmine, si alzavano e prendevano la loro
posizione consueta.
Tutto a Posto! Si parte? Via…
Tonno emetteva un fischio acuto: alcuni figli
ridevano, i più grandi bestemmiavano sotto voce. Ma il padre è sempre il padre…
… Il treno si muoveva: guai se i figli non sbuffavano!
Guai se Ziè Puccia non faceva rumori di ferraglie!
La corsa, con le più complicate manovre, durava al
solito, fino a quando Tonno non avesse ricominciato a prendere dominio di sé.
Ad un tratto, la sua testa piccola, scarna e durissima restava allucinata e
smarrita. Cominciava a chiedere ai figli
ed alla moglie perché non fossero a letto e perché lo costringessero a correre
ed a sudare, proprio di notte, quando più giusto è riposare. Era questo il
momento in cui i figli si sperdevano, correndo verso i letti disseminati per
tutto il vano e Tonno, messosi a sedere presso l’unica tavola della casa,
piegava la testa sulle braccia e piangeva fino a scolarsi.
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