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domenica 12 gennaio 2014

La scuola a Rionero anni '30

…E così di donna Giorgina. Era seria,forte, laboriosa, intenta a curare i ragazzi - si può dire - uno per uno,ma anche pronta a massacrarli uno per uno, nessuno escluso.Neanche Nigro Gerardo, piccolo apprendista calzolaio, bravissimo. Neanche Ciccillo Libutti, bravissimo pure lui. Nei momenti cruciali, donna Giorgina, con gli occhi fuori dalle orbite, si lanciava addosso al corrigendo come una belva, magari solo perché era stata errata la divisione di una parola in sillabe; soltanto perché era stata sbagliata un'operazione in un problemino,pur essendo esatto il procedimento per la soluzione.
- Che spavento di errore che mi hai fatto! ...
- Che rovina della vita mia! ... - esclamava.
E menava, con quello che aveva in mano o che poteva avere a portata di mano. D'inverno, anche con la palettina rovente del braciere della carbonella accesa, presso il quale, ogni tanto a turno, faceva andare nei momenti di calma, i piccoli a riscaldarsi le 'mani intirizzite dal freddo.
Per lo più picchiava con una bacchetta grossa come un dito pollice e dura come il ferro. I ragazzi uscivano di sotto le sue mani umiliati e malconci.
Sul banco del punito c'erano i capelli strappati; i capelli erano il primo invitante obiettivo delle sue mani: per terra finiva solitamente tutto quello che prima era sul banco.
Non poche volte si vedeva spicciare il sangue dalla bocca e dal naso. Tra poco, si sarebbero scoperti i segni lividi delle sue dita grosse e sgarbate sui visini, sui colli, sulle fronti, mentre sull'orlo dei padiglioni delle orecchie appariva una patina bianca, che persisteva fin tanto che perdurava il bruciore delle carezze ricevute.
Ma i dolori più intensi erano al cuoio capelluto, spasimi che si diffondevano per tutta la testa con uniformità: essi non rimanevano localizzati nei punti offesi, ma riverberandosi nell'interno del capo, arrivavano al cervello, il quale si lamentava a modo suo dei mali ricevuti, smartellando a sua volta dal di dentro con battiti regolari, come una pendola da salotto. I colpi interni straziavano quelle creature fino all'intontimento.
I recidivi se li trascinava a casa, dopo le lezioni; lì li chiudeva nel gabinetto di decenza e ve li lasciava digiuni. Alcuni bimbi portavano per settimane la testa deformata dai bernoccoli, frutti delle percosse ricevute con la bacchette con la paletta: ne sentivano dolore solo a passarci il pettine,solo a toccarsi con le dita e talvolta capitava, invece, che prima della guarigione, ci cascasse un'altra batosta. Taluni scolari non

piangevano nemmeno più. Donna Giorgina allora, credendo di non aver fatto male abbastanza, gravava la mano e solo Dio sa quello che ne derivava. I visini, dopo, sembravano deformati.Un giorno afferrò Rafaniello Umberto e, dopo averlo picchiato per un pezzo, visto che non reagiva con manifestazione di dolore, furente, lo sollevò per le orecchie finché non vide il sangue fece in tempo a deporlo a sedere sul banco: un lobo era gia già staccato, ma se avesse tirato un pochino ancora ...

tratto da La Mala Sorte di V. Buccino 

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