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domenica 26 febbraio 2012

lunedì 20 febbraio 2012

dal Il Soldato Italiano Giornale Militare 1863

L'allora testata giornalistica Il Soldato Italiano , cosi pubblica le notizie che arrivavano dalla Basilicata:

Buone notizie

Siamo particolarmente informati, dice la Libertà Italiana, che i 60 briganti i quali si sono presentati a Rionero, sono tenuti sotto guardia a Melfi.

I capi banda si adoperano efficacemente ad indurre gli altri briganti a costituirsi. Sembra che abbiano fatta promessa di consegnare 240 cavalli 500 fucili e molti oggetti di abbigliamento. Mentre l'ultimo corriere partiva si vedeva dalla parte di Melfi una banda di 40 a 50 persone le quali tenendo in mano bandiere tricolori gridavano Viva Vittorio Emanuele che ci fa la grazia. In questi ultimi giorni sono stati arrestati nella Basilicata da circa 200 complici . Anche il Pungolo di Napoli è in grado di dare sullo stesso soggetto i seguenti dettagli. Dalle ultime notizie ricevute da Rionero crediamo probabile che la presentazione delle bande, i cui capi hanno ottenuto dei salvacondotti avrà luogo senza difficoltà . A Rionero si trova oltre il maggiore Paoli, il Capo di Pubblica Sicurezza della provincia. Le diverse bande sono rimaste fino al presente nell' inazione, e frequenti messaggi sono spediti da ogni parte nello scopo di condurre a buon termine le incominciate negoziazioni .Il famoso Capo della banda Sturno, si è egli pure presentato al Prefetto di Lecce Terra di Otranto onde godere del beneficio della leggo sul brigantaggio cioè tre gradi meno della pena cui era incorso Il circondario di Gallipoli non avrà più così a soffrire i terrori del brigantaggio.


tratto da: Il Soldato italiano: giornale militare 1863

mercoledì 15 febbraio 2012

INTERVISTA A CARMINE CROCCO

INTERVISTA A CARMINE CROCCO 1903

Documenti psicologici-criminali dal vero

Donatello (Crocco) n. 2351

Due guardie conducono nel cortile innanzi a noi un uomo vecchio, che mal si regge in piedi ma che tuttavia cerca di avanzarsi con una certa energia.

Il prof. Ottolenghi gli va incontro e ci presenta Carmine Donatello di anni settantasei, da Rionero in Vulture che sparse tanto terrore verso il 6°, sotto il nome di Crocco e che condannato nel 1872 a morte dalla Corte di Assise e poi graziato, sta oramai scontando il trentottesimo anno della sua pena.

Ecco i reati pei quali fu condannato: associazione al delinquere contro le persone e contro le proprietà; formazione di bande armate nelle quali esercitò comando; furto qualificato, tre grassazioni con omicidi; quattro grassazioni semplici; nove assassinii; nove omicidi volontari; quattro ribellioni; dodici estorsioni; numero non ben determinate di saccheggi; due attentati per cambiamento di forma di Governo dal 1860 al 1864.

Ha il tipo etnico del suo paese esagerato nelle proporzioni: la sezione cranica e meno sviluppata della facciale: il segmento anteriore e sfuggente. Forte sporgenza delle ossa zigomatiche e della mandibola asimmetria notevole della faccia a destra. Segmento superiore frontale sfuggente: glabella prominente. La mandibola e sviluppata, specie nella parte mediana, il naso grosso, gibboso e deviato a sinistra. Orecchie ad ansa, specie quella di destra.

Il professore gli domanda:

Come state?

Male — risponde il vecchio uomo con voce poco intelligibile.

Quanto tempo siete stato brigante?

Circa sei anni, due col passato Governo borbonico e quattro con questo.

Che banda avevate?

Di duemila uomini perfino!

Che professione facevate?

Quella di Abele, fratello di Caino.

Come?...

Il pastore, insomma...

Quanti anni avevate quando vi deste al brigantaggio?

Cominciai a darmi alla macchia poco dopo l’epoca della leva.

Quanti anni sono che siete in carcere?

Trentotto al 6 di agosto.

Come fu che da soldato diventaste brigante?

Per una supplica: mia madre morì nel manicomio di Aversa; io avevo quattro fratellini e sei sorelle tutti più piccoli di me, tutte creature...

Il brigante a questo punto interrompe il suo discorsa perché è scoppiato in un dirotto pianto.

Il professore lo invita a mettersi in capo il berretto, ma non c ‘è verso di persuaderlo. Crocco rimanere a capo scoperto.

Presentai una prima supplica a Ferdinando II perché raccogliesse quelle creature in un luogo qualunque. Non ebbi risposta. Ne mandai una seconda: nulla; allora un giorno dissi al Re, che avevo spesso occasione di avvicinare essendo soldato: o provvedi per quelle creature o ti darà da fa’! Per questa minaccia mi fu inflitto un mese di prigione.

Appena uscito disertai, uccisi due gendarmi e mi diedi alla macchia.

Nello stesso tempo che il Crocco s’è commosso al ricordo della famiglia, quando ha raccontato delle sue minacce e della prima vendetta i suoi occhi hanno lampeggiato, nella sua voce, prima fioca, e nel suo gesto c'era qualcosa che rivelava 1'antica fierezza. — Crocco continua:

Nel '60 si fece la rivoluzione e noi briganti ci unimmo al Governo provvisorio.

Il prefetto del Governo venuto da Torino mi invitò a presentarmi: ma io non accettai per paura che mi facessero subire un processo e mi diedi di nuovo alla macchia.

I nemici d'Italia che stavano con occhi aperti, mi avevano proposto di muovere una reazione contro il Governo provvisorio perché sarebbe riuscito facile fare 1'insurrezione; ma io alzai un giorno bandiera bianca e lasciai la partita politica per darmi di nuovo alla macchia.

E meglio 1' insurrezione politica o la macchia?

La politica!

Durante 1' insurrezione quanti uomini voi comandavate?

Duemila e settecento.

Ma quando vi deste alla macchia erano molto meno i vostri sottoposti?

Dai quattro ai sette.

Quanti omicidi avete commesso?

Mi accusano di molti, ma io non ne ho commessi che due.

Come allora si dice che siete reo di tanti delitti pei quali foste dai giudici condannato?

Perché io ero il capo e davo gli ordini di ammazzare, ma non uccidevo di mia mano. Quando era decisa la vendetta verso qualcuno, si faceva un piccolo consiglio; il tale, per esempio, non ha voluto mandare quel poco che gli chiedevamo: ebbene ammazzatelo, dicevo io! Se poi non potevano uccidere chi era stato condannato, quello non doveva pero più uscire di casa!

Che concetto avevate di Vittorio Emanuele II?

Fu un grande eroe che fece 1' Italia; egli caccio gli stranieri, non troppa gente in casa tua portare perché il mondo e pieno di malizia ed ognuno cerca ciò che gli bisogna: cosa vogliono da noi questi Tedeschi?

Dunque voi preferite il Governo che successe al Borbone?

Si, e gli sono anche riconoscente, perché mi ha fatto del bene, mi ha graziato della condanna a morte.

Avete saputo della morte del Re Umberto? Che impressione vi ha fatto?

Io ho pianto, davvero ho pianto di cuore; se non avessero ammazzato quell'innocente uomo, forse io morivo a casa mia, ai 6 di agosto di quest'anno avrei finita la pena; ucciso Umberto, Vittorio Emanuele III non può aver l'animo di sposto a far grazie; se a me avessero ucciso il padre, io non avrei certo pensato a far del bene, ma a vendicarmi: tutti i condannati hanno detto lo stesso.

Cosa pensate dei regicidi?

Gente da poco.

Sentiste mai parlare di socialismo, di anarchia?

Si, da qualche condannato stupido che professa queste idee, ed io mi ci sono appiccicato (ho avuto diverbio, questione). E una cosa impossibile pensare all'anarchia; anche Sparta, Tebe, Corinto, Atene furono sotto 1' anarchia, e che vantaggi ne ebbero?

Come, sotto l’anarchia?

Si, avevano tre giorni 1'anno di anarchia completa.

La vita del brigante e brutta?

E una vita indipendente.

Ma ammazzare gli altri?

Il brigante è come la serpe, se non la stuzzichi non ti morde.

Trovate giusto che l’esercito freni il brigantaggio?

Si: il brigante che ammazza un soldato, piange; piange pensando che e un uomo che lascia la madre, i figli...

Qui il Crocco scoppia nuovamente in un pianto.

Come credete che si potrebbe frenare il brigantaggio?

Colla clemenza.
— Quindi bisognerebbe perdonare i briganti?

Si.

Ma quando rubano, estorcono?

Non si ruba, non si estorce in mezzo alla strada e noi teniamo in odio quello che lo fa.

Vi è capitato mai di incontrare chi lo facesse nella vostra banda?

Si, ma allora noi abbiamo fatto si che il birbante cadesse in mano della legge.

Ma tra i briganti c' e sempre di questa canaglia!

Noi li esperimentavamo e se non la pensavano come noi, si diceva: « Non ti uccidiamo perché sei una carogna», e lo mandavamo via.

Il carcere credete sia utile per frenare il brigantaggio?

Eh! ci si rassegna; nessuno si lamenta della sua condizione, ci si rassegna: ho peccato, devo scontare!

Credete che dopo una lunga condanna si esca emendati?

Qualche imbecille c' e sempre che rifà del male.

Ma la maggior parte?

Esce corretta ed emendata.

Voi riconoscete di aver fatto del male?

Senza dubbio, ho fatto del male alla società, ma io facevo per difendere la mia vita; per essa avrei dato fuoco a tutto il mondo.
— Lo avreste fatto: e lo rifareste?

  • Eh! chi lo sa? Ora 1'animo mio si commuove per 1' onore che ho avuto, nella mia vecchiaia, di vedere tutti questi signori; non me lo sarei mai aspettato!

          Che ne dite della camorra?

E la cosa più cattiva del mondo; in essa c' e un sacco di mascalzoni, di miserabili; i camorristi sono come gli anarchici, cospirano sempre, ma sono schiacciati.

La mafia la conoscete?

La paragono allo spurgo del mio naso: il mafioso è uno sporcaccione.

Quale sarebbe il vostro desiderio?

Di morire dove sono nato.

Da giovane eravate religioso?

All’eccesso.

Ma il sentimento religioso non vi ha mai frenato nella colpa?

Quando si è nella furia non si rispetta più niente; ma sempre per difendere la propria vita!

In carcere vi ha giovato la religione?

Si, ma senza corona! la mia religione e qui (accennando al cuore).

Facevate vita libertina, vi piacevano le donne?

Sì, quando l"e trovavo non le lasciavo, ma non amavo molto né le donne, né il vino.

Che cosa vi faceva più orrore?

La morte, 1' uccisione.

Che preferivate dunque?

Amici no; un po' di pane di granturco e basta.

Avevate con voi nella vostra banda qualche donna?

No, quando si trovavano si faceva come il beccafico: si beccava e via.

Avevano stima di voi le popolazioni della Calabria?

Pel bene che ho fatto si; quando passavo io tutti mi venivano appresso sicuri, io andavo avanti e dicevo: se volete esser sicuri venite dietro di me: perché io ero astuto, con uno stratagemma ero capace di andare in mezzo all'esercito nemico senza farmi. riconoscere.

Avete saputo della guerra d'Africa? Sareste voi andato volentieri a combattere laggiù?

Si, sarei andato anche in una fornace.

Conosceste Garibaldi?

Personalmente no.

Che ne pensate di lui?

Era un uomo audace. Quello che ha fatto Garibaldi io l’ho tutto qui nel cervello e lo ricordo minutamente.

Se voi foste stato capo di un esercito come vi sareste comportato?

Avrei fatto il mio dovere.

Preghiamo il brigante di apporre la sua firma in un foglio che. gli presentiamo, ed egli messosi gli occhiali, lentamente scrive il suo nome, cognome e patria.

firma di crocco

Congedato da noi, egli di nuovo colle lacrime agli occhi ci ringrazia della visita, dicendo: “Io sono vecchio, a momenti morirò; vale più questo onore che mi avete fatto che tutti gli onori del mondo!”

tratto da http://www.eleaml.org

domenica 12 febbraio 2012

Crocco a Roma





….I malfattori vi attingono forza ed perenne a perseverare nelle opere infami; la presenza Francesco II a Roma implica per essi la certezza del lui ritorno a Napoli, la eventualità di quel ritorno è guarentigia ad essi di lucro, di onori, di premio e nel più disperato d' impunità .Il giudice del mardamento di Cerignola ci narrava di aver saputo da un brigante tenuto in prigione nelle carceri di quella città avere Crocco dichiarato di essere pronto a consegnarsi nelle mani della giustizia e a costituirsi, quando avesse avuto certezza Vittorio Emanuele fosse entrato in Roma. E v' ha anche chi afferma che il Crocco due volte sia stato a Roma travestito da frate per conferire con Francesco II od della sua famiglia. Un brigante di anni 17 per nome Giuseppe Ciampaglia, arrestato lo scorso mese di marzo Termoli, interrogato dal giudice di quel mandamento deponeva che un capo brigante lo aveva costretto a seguirlo e gli prometteva di armarlo e dargli un buon cavallo, e così con la comitiva tutta armata recarsi in Roma far tornare Francesco II...


Commissione d'inchiesta parlamentare sul brigantaggio 1863