Lettera del brigante Giovanni Di Biase alla moglie abitante in Maschito.
Barile 17 aprile 1861
Mia carissima moglie, vengo con questa mia a notiziarvi il buono stato di mia salute (ma con grave stanchezza) e così spero dal signor Iddio che la passino con la famiglia, parenti e amici.
Vengo ad avvertirvi che nell'arrivo che noi faremo qui, tenete spalancate le porte, una bandiera bianca e gridando via Francesco Secondo. Fatto ciò non temete cosa di male. Lavello si arrese e coloro i quali avevano detto e fatto male al nostro Sovrano uscirono avanti alla colonna con bandiere bianche, gridando ad alta voce viva Francesco Secondo, con questo modo non hanno sofferto neppure un minimo rimprovero dal generale comandante la colonna, che con carta bianca del suddetto Sovrano avrebbe potuto distruggere tutto. A questo esempio i melfitani praticarono lo stesso, come Rapolla, ricevendo la colonna con gran gioia e campane all'armi.
Rionero con 150 piemontesi avevano cercato corrompere Barile ma avvisata la nostra colonna, subito ci siamo qui portati, e tenuti con loro ore sette di fuoco vivo, dei nostri mica ne hanno soccombuto la vita, ma dei loro molti così batterono ritirata ed in Barile rimasta la nostra truppa.
Domani, piacendo al Signore Iddio, ci attacchemo con Rionero, portandoci con noi una colonna di 7.000 uomini ed ho in pugno la presa di Rionero, ma guai a loro, tanto pel personale, quanto pei loro beni. Io son di parere che questi signori facessero lo stesso di Lavello, Melfi e Rapolla, altrimenti saranno distrutti loro, e di loro sostanze da sotto i pedamenti. Questo è il mio parere; perché saremo costà verso domenica con una numerosa colonna, sopra ai 10.000 uomini. Dunque se le suddette città si sono sottomesse pel numero di 7.000 come cotesti signori non vorranno concedere una forza di 10.000 uomini, e questi produrrebbero la distruzione di essi e dei loro beni?
Raccomandatemi al Signor Iddio ed abbracciando voi ed i figli e salutando li parenti e gli amici mi dico per sempre
P.S. Questa sera sono alla casa di Don Tommaso, con quattro uomini armati, guardandolo di non essere assassinati come gli altri.
Il vostro affezionatissimo marito
Giovanni Di Biase
CLICCARE SULLA FOTO IN ALTO PER AGGIORNARE IL BLOG
...................................................................................................................
domenica 8 marzo 2015
domenica 15 febbraio 2015
La Domenica del contadino rionerese
La Domenica del contadino rionerese
La Domenica, per il contadino rionerese
(degli anni 60-70-80 ), era il giorno in cui egli poteva approfittare della
manodopera familiare che, per tutta la settimana, era impegnata tra scuola
e lavoro, per svolgere una serie di attività in campagna.
In modo molto “democratico” , il Sabato
che precedeva la Domenica, invitava i familiari a recarsi in campagna il giorno
seguente.
Mio padre era uno di quelli.
Il sabato sera diceva a me e mio fratello:
"guagliù,
CRRAI sciam’ nù par’ d’orett’ alla vegn’.
Sciam’ r’ nott’
accussè finim’ prim’.
Manc’ v’ facit’
chiamà na ricin r’ vot’…ˮ
Alla nostra domanda :
§ * "cosa
dobbiamo fare?ˮ
La risposta era sempre la stessa:
§ * "quann’
sciam’ vrim…ˮ
Quale lavoro ci aspettava?
La Domenica mattina erano immancabili i vari richiami alla sveglia, Papà
andava su e giù…preparava un motozzap’ e risaliva in casa, ci chiamava e poi di nuovo giù, faceva uscire il mulo dalla
stalla e gli montava la vard’ (sella), mentre arrivava zio Michele dal piano
dei Morti che lo prendeva per portarlo in campagna. Intanto papà tornava di
nuovo su a chiamarci.
Insomma… dopo tanto frastuono ci
alzavamo, poi scendevamo giù…e alla vista del motozzap’ capivamo il lavoro che ci attendeva alla vigna…
§ * Se
ne carrello ci stavano le zappette…si arava…
§ * Se
il carrello era vuoto non c’era da stare allegri in quanto ci aspettava una
bella carsciat’ di legna.
In campagna poi…iniziavano i lavori; su
e giù per la vigna. Spostare i pali, portare le canne, raccogliere le "zeppereˮ e le "frascheˮ di olivo appena potate( che tra l’altro graffiavano
pure)…motozzap’ acceso e aratura.
Ciò che odiavo era portare la legna di olivo della
potatura fin sopra al carrello e, poiché l’oliveto era in salita…partivo con
10kg di legna e arrivavo sopra che pesavano 50kg…
Da quelle paio d’ore , che dovevano
essere inizialmente, si rimaneva fino alle 12:30 dopodiché rientravamo
a casa
dove c’era sempre " mammanonnaˮ
che, seduta sulla sediolina, grattugiava il formaggio mentre guardava la messa
domenicale in tv.
Mamma che aveva preparato le orecchiette
e poi, quel profumo di sugo di coniglio
in casa che apriva ancora d più lo stomaco,
immancabile una fetta di pane con sopra quel sughetto.
Poi tutti a tavola, a gustare quelle
orecchiette e quel coniglio.
Anche il mulo ,nella sua stalla, si
godeva, dopo quella Domenica mattina lavorativa, una bella manciata di orzo e paglia.
domenica 25 gennaio 2015
....
Dalla salita della " Villa ", vicino al " Fosso della Signora" verso il tramonto, Rionero appariva come un paese di sogno. Però bisognava non avere pene nel cuore per godersi lo spettacolo della natura.
Nuvole a strati si erano disposte uniformemente sull'abitato, stabili e ferme, lì come immobili. tutt'intorno, un azzurro morbido morbido aureolato d'oro. Rionero era Santa Rionero alla falde del Vulture. Il monte si era ornato di un cappuccio di fumo biancastro attorno alla Croce con pochi cirri che discendevano irregolarmente fino al cimitero. Parevano la mano santa di Cristo allungatasi dal braccio della Croce che è in cima alla montagna, la mano del Redentore che si abbassava fino sul cimitero a benedire i Santi sconosciuti, che di sudore ne avevano gettato a fiumi, ma di pane non ne avevano avuto mai a sufficienza.
Tratto da La mala sorte di V. Buccino
domenica 11 gennaio 2015
COME SI VIAGGIAVA SULLA LINEA POTENZA FOGGIA NEL 1913
COME SI VIAGGIAVA SULLA LINEA POTENZA
FOGGIA NEL 1913
Interrogazione parlamentare sulla
linea Potenza Foggia
TORNATA DI GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 1913
PRESIDENTE.
Segue l'interrogazione dell'onorevole
Longo al ministro dei lavori pubblici, «
per conoscere quando l l'Amministrazione ferroviaria intenda provvedere al miglioramento
del servizio fra F o g g i a e
Potenza e delle coincidenze in quest'ultima stazione con i treni in partenza da
Napoli, nonché all'esecuzione di lavori di ampliamento
delle
stazioni ferroviarie di Rionero- Atella- Ripacandida e di Barile, da gran tempo
reclamati da quelle popolazioni, per
necessità
del movimento commerciale ».
L'onorevole
sottosegretario di Stato pei lavori pubblici ha facoltà di rispondere.
DE
SETA, sottosegretario di Stato per lavori pubblici. Non
posso dare risposta migliore all'onorevole Longo che leggendo ciò che mi ha
comunicato la Direzione generale delle ferrovie, che cioè il numero dei viaggiatori
non consente aumento di treni sulla linea di Foggia-Potenza e che sono in corso
i progetti per l'ampliamento delle stazioni di Rionero-Atella-Ripacandida e di
Barile.Di
tali progetti non mancherò di sollecitare la presentazione e l'attuazione.
PRESIDENTE.
L'onorevole Longo ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.
LONGO.
Mi duole di non potermi dichiarare soddisfatto della risposta che l'onorevole sottosegretario
di Stato ha dato alla
mia
interrogazione. Egli non ha voluto lasciarmi concepire neppure la speranza di un
possibile miglioramento del servizio ferroviario tra Foggia e Potenza, nè mi ha dato alcun
preciso affidamento in ordine al tempo in cui potranno eseguirsi i lavori di ampliamento
delle stazioni ferroviarie di Rionero-Atella-Ripacandida e di Barile.
Consenta
quindi la Camera che io mi faccia eco delle doglianze che da molti anni si
ripetono dalle popolazioni, dai Consigli comunali e dalla Camera di commercio della
regione che ho l'onore di rappresentare.
In
ordine al miglioramento delle comunicazioni ferroviarie tra Foggia e Potenza, occorre
tener presente che solo due treni al giorno sono in partenza da Foggia, il 3574
alle ore 6.50 ed il 1981 alle 11.45, di guisa che, dopo mezzogiorno, non vi è
altro modo per recarsi nei paesi di quella linea, poiché il treno 3575, in
partenza da Foggia alle 18.20, si arresta a Rionero. Sarebbe quindi necessario
che, come si praticava Per lo innanzi, questo treno proseguisse fino a Potenza, dove potrebbe giungere verso
le ore 24, rendendo così possibile la coincidenza in quella stazione con i
treni notturni per Metaponto e per Napoli.
Sarebbe
inoltre necessario far partire da Potenza un altro treno verso le 13.30, onde rendere
agevoli le coincidenze con i treni che provengono da Napoli e da Metaponto, rispettivamente
alle ore 13.14 e 13.29. Ed occorrerebbe infine dare un maggiore intervallo fra
l'arrivo del treno 3574 a Foggia e la partenza del treno 1981 da Foggia, perchè
l'intervallo attuale di una sola ora e 35 minuti (quasi sempre ridotto per i
soliti ritardi dei treni) è insufficiente al disbrigo degli affari delle
persone che si recano a Foggia, e i e costringe o ad aspettare il treno delle
18.20, ovvero a pernottare a Foggia se debbono proseguire oltre Rionero-:
Inoltre
la necessità del miglioramento del servizio ferroviario fra Potenza e Foggia è
generalmente sentita anche sotto un
altro
duplice aspetto: quello cioè delle coincidenze a Potenza e del servizio di
vetture.
A
che giovano le immediate coincidenze dei treni in partenza per Foggia con
quelli provenienti dalla linea di Napoli, se non ad una maggiore molestia dei
viaggiatori, quando esse, senza esagerazione, vanno perdute alla stazione di
Potenza settanta volte su cento? E siamo inoltre facilitati da treni lumaca, composti
di locomotive e carrozze di scarto...
venerdì 2 gennaio 2015
Il gioco della palla
…. poi si dirigeva
dietro alla « palombaia di Corona ».
Là c'erano gruppi
di contadini adulti che giocavano a soldi con una palla di ferro.
Scavavano cinque
fori circolari nel terreno: quattro ai vertici di un quadrato immaginario, uno
al centro. Si fissava una distanza convenzionale: di là ognuno dei partecipanti
al gioco, secondo avesse deciso la sorte, doveva tirare a mano la pesante palla
di ferro. Chi l'avesse fatta entrare in un foro esterno, non era tenuto a
pagare la posta; chi non ne avesse imbroccato uno fino all'esaurirsi del turno, pagava
a chi era riuscito ad indirizzarvela più di una volta. Chi invece, per arte o
per fortuna, avesse spinto la palla nel foro centrale, incassava tutte le
poste, tranne quelle che, eventualmente, fossero state messe al sicuro con
punti
realizzati in
precedenza. La posta era, normalmente, di mezza lira.
Tuccio s'incantava
a seguire il gioco e ad ammirare alcuni che erano espertissimi, ma erano anche
impietosi nel canzonare i meno fortunati; allora egli sosteneva tacitamente, ma
con tutto il cuore, quelli che perdevano e pregava Dio che li aiutasse, anche perché,
per lui, cinquanta centesimi erano una somma, e vederli perdere era una pena grande. Gli si
spezzava il cuore quando quei miseri sborsavano una
lira, prendevano mezza lira di resto e poi, per l'avversa fortuna, pagavano
anche questa. Portando la mano alla tasca per rintracciare la bianca moneta, si
sporcavano lievemente di terra la giacca di vigogna nera che avevano indossato
per .la festa domenicale, la stessa giacca del
giorno del matrimonio, che si era fatta piuttosto stretta ed ora si abbottonava
sul davanti con qualche difficoltà.
Tratto da La Mala Sorte di V. Buccino
Iscriviti a:
Post (Atom)