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lunedì 8 dicembre 2014

Mo ven’ Natal’

Mo ven’ Natal’


Eh si… anche quest’anno il Natale sta arrivando, povero economicamente e povero di valori.
Per me, che sono nato negli anni ‘70, il Natale era ben diverso. Un Natale povero economicamente ma ricco di valori.
I preparativi iniziavano il giorno dell’Immacolata  (ora si inizia dai primi di Novembre), magari dopo aver fatto un giro per la  Fiera,  dove ci si recava per comprare i pochi addobbi e qualche statuina da aggiungere al presepe.
     "Che bello, quando si faceva il presepe ˮ
A casa lo realizzava, quasi sempre,  mio fratello Nicola…devo dire che era  molto bravo.
Mentre Papà, si premurava di portare il muschio  dalla vigna, cresciuto all’ombra di qualche olivo; io andavo in stalla, dove c’era  il mulo, a  prendere  la paglia per fare la culla a Gesù bambino. Ne prendevo molta,  per farlo stare caldo.
Stavamo ore ed ore  a costruire il presepe, curato nei minimi dettagli: le luci da nascondere nelle casette e nelle grotte; le stradine; la Grotta ben curata; la cascata dell’acqua ( fatta con la carta alluminio da cucina, che chiamavamo carta argentata) …Durante la realizzazione del presepe, Nicola mi parlava dei vari personaggi e poi, di nascosto, mi piaceva parlare con loro: con il fornaio, col pastorello, con la massaia e con quel dormiglione di Benino, gli dicevo: oh hai durmut’ un’anno intero…e durm ancor?
Poi… sotto il presepe mettevamo l’unico e solo panettone da mangiare il 25 Dicembre e, fino a quel giorno…guardare e non toccare.
Oppure, sempre sotto il presepe, i Mastazzul’ , r’ Pett’l e i Cavzun’…che bontà (ora  si comprano direttamente nei supermercati e  va capesc’ cumm’ r’ fann’ )
Ma il giorno di Natale era stupendo.
Aspettavo quel giorno perché mamma faceva la lasagne…( quella pietanza la faceva due volte l’anno, a Natale e alla festa della Madonna ad Agosto )
Si alzava ben presto la mattina, andavamo prima a messa:  alla chiesa di San Francesco, poi, al rientro a casa, si dilettava vicino ai  fornelli a preparare quella pietanza tanto  attesa per mesi.
Oh…cumm’ sapiv’ quera  ‘lasagn’, con quel sugo di coniglio ripieno (conigli che allevavamo noi, cresciuti con sostanze naturali),  preparato il giorno prima e bollito sulla stufa a legna per tutto il giorno. Un profumo che riempiva casa… un profumo unico.
Nel frattempo, io andavo con papà  a dare gli auguri a zio Michele sop’ a u’ chian’ r’ i Murt’, il quale mi elargiva un piccolo regalo di 5 mila lire e poi si tornava  a casa a gustare il pranzo.
Lasagne, coniglio, insalata ( anche quella un paio di volte l’anno ), tanti mandarini e poi il panettone!
Il pomeriggio  giocavamo al gioco dell’ OCA, oppure a scopa. Nelle serate successive si giocava a Tombola con tutti gli amici di mio fratello ( vero Giovanni  G.? ).
Temo che il Natale moderno sia ben diverso da come l’ho vissuto in fanciullezza.
Un Natale consumistico, legato molto ai messaggi che ci trasmettono in TV. Sembra che non è Natale se non c’è pubblicità televisiva di panettoni, cioccolatini, spumanti ecc… per svanire tutto ad un tratto il giorno dopo la Vigilia.
Lasciatemi dire:  un Natale americanizzato, dove sembra che ci sia l’obbligo di comprare qualcosa.
Un Natale in cui se si entra in casa di qualcuno….mica trovi Gesù Bambino? No...trovi Babbo Natale.
Mah…

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