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martedì 27 ottobre 2009

Storia di integrazione sociale di un cittadino rionerese a Legnano

Mentre impazza il dibattito da “silly season” se sia meglio insegnare a scuola il dialetto piuttosto che i canti locali, vale la pena di fare qualche considerazione sul metodo da seguire guardando proprio all’ombra dei campanili legnanesi.Potremo così ascoltare i racconti di qualche lucano emigrato a Legnano circa 40 anni fa, scoprendo che conosce il dialetto legnanese e fa il tifo per una contrada. Com’è possibile? Se andiamo avanti ad ascoltare il signor Luigi scopriamo che arrivò quasi 40 anni fa da Rionero in Vulture e andò a lavorare alla fabbrica delle biciclette “Legnano”, quando le “Legnano” erano “made in Legnano”. Primi giorni difficili, certo, quando non riusciva a capire cosa volesse dire il collega quando a mezzogiorno in punto gridava :Schiscia !(schiaccia): voleva dirgli di premere il pulsante per fermare la catena di montaggio. O quando, in visita ad un appartamento da acquistare, arrivava la vicina legnanese “doc”, dopo aver spiato dalla serratura l’accento meridionale dell’acquirente, a urlare con tono dissuasivo: Sciur, c’al töa nò chela cà chi! L’è fregia, l’è ümida
(Signore, che non compri questa casa! E’ fredda, è umida).Poi, con il passare degli anni, i colleghi che diventano amici, la vicina diffidente che trova persone con cui si trova bene. Eppure nessuno è andato a insegnare al signor Luigi il dialetto oppure “Me car Legnan”: oggi sta bene a Legnano, ha dato un grande contributo all’economia locale, e fa il tifo per la sua contrada più di certi legnanesi.Si vince con l’integrazione, non imponendo usi e costumi o parlate locali. Legnano deve dire grazie ai tanti meridionali che sono venuti qui contribuendo, con il loro lavoro, alla nostra ricchezza. Un discorso che nell’anno 2009 possiamo attualizzare alle tante persone che arrivano a Legnano da ogni parte del mondo, indesiderate ma al tempo stesso necessarie alla nostra economia.La storia del signor Luigi è solo una delle tante di chi è arrivato a Legnano, guardato come un sospetto forestiero, e oggi è legnanese a tutti gli effetti, non solo anagrafici. A testimonianza di come una comunità possa integrarsi con un’altra, scopriamo che c’è una sorta di “cordone ombelicale” fra l’Alto Milanese e la Lucania: ogni giorno un autobus va da Legnano a Rionero in Vulture e Melfi, a dimostrare che qui c’è una comunità “forestiera” ben integrata che ha contribuito alle nostre fortune. E se qualcuno pensa che le origini di queste persone siano poco civili, vada a fare un giro a Potenza o zone limitrofe: capirà perché il capoluogo della Basilicata è soprannominato “Lugano del sud”.


Tratto da altomilaneseinrete.it

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