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martedì 15 giugno 2010

Acqua Santa a Monticchio (inedito 1839 )

..Al di là del piano della spina i boschi di Monticchio si congiungono a tramontana con quelli del fosso di Faraone al quale puossi benanco discendere dal pizzuto di Melfi, come il dicemmo disopra. Quindi battendo il sentiero del bosco e della piana della Melaina si va all’ acqua Santa. Il cammino è di circa 2 miglia, ed è tutto rivestito di boschi di cerri e di quercia di bellezza non comune. Piano ed agevole n’ è il calle e di tratto in tratto spazioso ed ameno ne addiventa per le praterie che vi si frappongono e che si propagano fin al luogo detto dell’ acqua rossa, pè rigagnoli imbrattati di ossido di ferro di cui tutta quella contrada abbonda; e le pietre che se ne veggono scoverte son tutte argillose ferrifere, provenienti dalla totale decomposizione delle antichissime rocce vulcaniche di cui quella parte della regione vulturina risulta, e che compagna la dichiarano de più rimoti vulcani de' campi Flegrei e della Campania.

Giudicar volendone dalle notizie che se ne leggono scritte nella lettera dell’ Abate Tata, e da ciò che ne riferiscono quei terrazzani, altra volta, l’acqua Santa esser dovette una termale idro-solfurea di cui facesi gran caso per la guarigione delle malattie cutanee. Quando l'abbiamo osservata noi non ci abbiamo riconosciuto altro che un acidola ferruginosa fresca simile affatto all’acqua del vallone dell’Arena presso Rionero. Essa scaturisce da una grotticella scavata in un masso di lava decomposta friabile. Sgorgano intorno ad essa altri rigagnoli di acqua affatto potabile; nessuno de’ quali presenta ombra di qualità termale o idro-sulfurea. Tutti quei sassi sono rivestiti della solita ocra ferruginosa, che più copiosa diventa prolungandosi il cammino verso l’ acqua rossa ed il varco della creta, che sempre più a tramontana spingendosi riesce sul ponte della pietra dell’ olio sull’ Ofanto. Presso l’ acqua santa, a testimonio delle antiche sue medicinali qualità trovasi per terra una mezza lapide di cui credemmo dover trascrivere le parole per involarle dalla oblivione che al facile deperimento di quel resto di sasso sovrasta. Comunque manchi di millesimo, tuttavia per la forma delle lettere e per la ruvidezza del dettato potrebbesi far risalire a più secoli di antichità:

A pie del marmo ve l’ acqua vicina

CocHE del male mi sano S’ CARlo

Co opra muta che loquace parla

Lavacro se mi fu mi fu pescina

Quei sentieri sono tuttora frequentati dai viandanti di Monteverde, Andretta, Calitri ed altri de’ paesi messi sull’ opposta sponda dell Ofanto che varcandolo al ponte dell’ Olio recansi a Rionero ad Atella e negli altri luoghi posti al di qua del fiume.

Da: Atti della Reale Accademia delle Scienze. Sezione Società Reale Borbonica Stampato 1845. Scritto nel 1835

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