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domenica 12 settembre 2010

I francesi vengono forzati a capitolare ad Atella da parte di Ferdinando II 1495 (Di Jean-Charles-Léonard Simonde Sismondi)

…L’ armata, che ogni giorno s indeboliva ,dovette all’ultimo ritirarsi. Essa tentò di rientrare nella Puglia dalla parte di Ariano e di Beneventoe portarsi alla volta di Venosa. Perchè Ferdinando non si accorgesse della loro ritirata, i francesi partirono in sul cominciare della notte e fecero venticinque miglia senza riposarsi. Speravano essi che Ferdinando, inseguendoli li avrebbe dovuto trattenersi alquanto sotto il castello di Gesualdo che in altri tempi aveva sostenuto un assedio di quattordici mesi e fidati in questa speranza espugnarono la città d’Atèlla in cui avevano incontrato resistenza e le diedero il sacco perlochè indugiarono più del dovere. Ferdinando occupò Gesualdo senza trarre colpo e raggiunse i francesi prima che fossero usciti da Atella, allora il Montpensiero si trovò costretto di appigliarsi al partito che più gli conveniva che è a dire di difendersi in Atella onde dar tempo al suo re di soccorrerlo. Atclla, dove stava chiusa l’ armata francese, non è già quella città che diede il suo nome alle favole Atellane, la quale era posta all' un di presso nel luogo oggidì occupato dalla città di Aversa. Atella della Basilicata di cui ora si parla, giace in una fertile pianura ma un miglio più oltre cominciano ad ergersi le montagne che sfgono da tre parti formando un ricco anfiteatro largo tre quarti di miglio. Il pendio di questi monti non è scosceso e ne pensili che forma, si fa uso dell’aratro per lavorare i campi e dove il terreno è più inclinato si coltivano viti ed alberi fruttiferi d’ogni maniera. Quest’anfiteatro è aperto dalla parte di mezzogiorno onde si vede a sinistra la città di Melfi e a destra la strada di Conza coperta da folti boschi. Un ruscello irriga la pianura soccorrendola al ponente estivo, dopo avere circondato con largo giro la borgata di Atella. Colà le acque trovandosi chiuse tra più alte rive volgono alcuni molini, poi si gettano nell’Ofanto. Dalla parte di levante la borgata di Ripa Candida posta sulla strada di Venosa era occupata da francesi e da quel lato l’esercito loro sperava di ricevere vittovaglie e soccorsi aggiunto che tutto il paese si era dichiarato pel partito angioino, ma la cavalleria leggera degli stradioti non tardò ad impratichirsi di tutti i sentieri e chiuse tutti i passi ai partigiani de francesi. Ferdinando non voleva venire a battaglia contro un armata disperata ed invece pensò a chiuderle tutte le strade a difficultare ogni mezzo di vittovagliarla e a distruggere i mulini di cui si serviva…. Dopo questa vittoria e la prima che Gonsalvo di Cordova riportasse nel regno di Napoli, questi venne con sei mila uomini ad unirsi sotto Atella al re Ferdinando e la sua venuta fece agli assediati pendere ogni speranza. Il Montpensiero che cominciava a difettare di vettovaglie, fece partire il 5 di luglio alla volta di Venosa, la terza parte della sua cavalleria onde scortare un convoglio, ma sebbene questa scorta uscisse a mezzodì che è a dire in tempo in cui doveva supporsi che i nemici per timore degli eccessivi calori della Basilicata si riposassero, ella fu scoperta dagli stradioti soprappresa e sconfitta. In questo fatto i francesi perdettero più di trecento cavalieri e più che la perdita gli affliggeva il pensiero che i loro uomini d’arme, erano stati debellati da una cavalleria leggiera da loro sprezzata. Dopo questa battaglia, Ferdinando conquistò Ripa Candida e si accampò sulla strada di Venosa, sicchè veniva a chiudere agli assediati qualunque uscita. Gonsalvo di Cordova lo stesso giorno in cui arrivò presso Atella, aveva espugnati e affatto distrutti i mulini degli assediati onde questi cominciavano a non avere più farine. In breve essi provarono un altra più acerba privazione più non potendo attignere acqua dal ruscello che bagnava le mura di Atella, senza azzuffarsi coi nemici e dovendo così pagare col loro sangue ogni botte di acqua. Avevano i francesi formato nel fiume un abbeveratoio difeso da alcuni trinceramenti, cui erano stati posti a guardia i loro svizzeri, ma questi essendo stati con grand’ impeto assaliti perdettero coi trinceramenti trecento uomini. Fu trovato tra i morti un alfiere cui era stata troncata la mano destra e gravemente ferita la sinistra e che morto com’era strigneva tuttavia coi denti lo stendardo che glì era stato affidato. Erano già trentadue giorni passati da che i francesi trovavansi chiusi in Atella, essi vedevano ogni giorno andar crescendo il numero de loro nemici e scemare quello de propri soldati, loro mancavano i foraggi i viveri e l'acqua, laonde all’ultimo risolsero di venire a patti. Il Preci Bartolommeo d’Alviano ed un capitano svizzero furono inviati a parlamentare con Ferdinando. Chiesero questi inviati che venisse conceduto a Giberto di Montpensiero di mandare un corriere al suo re per avere soccorsi a patto che se non li riceveva nello spazio di trenta giorni dovesse allo spirare del termine consegnare a Ferdinando tutte le città e terre che da lui dipendevano col le oro artiglierie.Fino a tal tempo il Montpensiero prometteva di non tentare d uscire da Atella ove il re gli somministrerebbe i viveri giorno per giorno. Quando poi i francesi rassegnerebbero la piazza, dovevano essi avere la libertà di tornare in Francia e gli italiani di andar fuori del regno ed i napolitani dovevano avere quindici giorni di tempo per sottomettersi al re il quale doveva conceder loro intero perdono e la restituzione di ogni loro avere. Questi patti piacquero anche a Ferdinando e vennero sottoscritti il giorno 20 di luglio del 1496 tuttavia le tre città di Venosa Gaeta e Taranto, i di cui governatori erano stati nominati dal re medesimo furono espressamente eccettuate da capitoli. Sembra che il Montpensiero non aspettasse i trenta giorni prefissigli nella convenzione per cedere Atella, ma che stretto da bisogno di danaro e dalla impazienza de suoi soldati consegnasse dopo tre dì quella piazza a Ferdinando per dieci mila fiorini cui distribuì alle sue truppe a conto del loro soldo. Usci il capitano francese da Atella con circa cinque mila uomini che furono condotti a Baja ed a Pozzuoli per aspettarvi l’imbarco…

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