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sabato 1 marzo 2014

Terremo 1930


Napoli, 25 luglio 1930
...E l'altra notte, al tocco e 10 in punto, martorizzato dalla prostatite, guardavo all'orologio sulla colonnetta; quand'ecco la scossa. Nessun timore;  tanto da poter contare, quarantadue, non uno di più né uno di meno, i secondi di essa scossa durati. E invece del  timore, il ricordo, precisissimo del gran terremoto di Melfi, che percosse il Vulture durante la mia infanzia. Sissignore, era il 14 agosto 1851, io nato il 14 settembre del 1848. Mio padre, in quel tempo, assente da Rionero, perché a' bagni di Napoli. Ed io, l'altra notte, ho riveduto la giovane mia madre, atterrita negli occhi, levatomi in braccio dalla culla e correndo' giù nell'atrio, prima. nel giardino, poi, mentre la facciata della chiesa parrocchiale cadeva ...... In cambio, temei del patrio Vulture e della deserta casa paterna di Rionero. Per due giorni, silenzio di morte. Poi, poco prima del mezzodì ... Quale meraviglia, se la deserta casa paterna è Iesionata, e la preziosa, proprio tale, raccolta mia di statuine di bronzo de' discepoli, morti già tutti, del Morelli, sbalestrata dalle colonnine e da' mobili a terra, è a mezzo distrutta?


Lettera di G. Fortunato a G. Ansaldo terremoto del 1930

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